La difficoltà agricola a Lampedusa
LAMPEDUSA
Quando il governatore Sansivente giunse a Lampedusa, non trovò a livello agricolo una situazione fiorente, non c’erano che pochi alberi, costituiti da limoni, aranci, fichi e altri alberi da frutto, che non appena crescevano, erano subito ostacolati dal forte vento che soffiava sull’isola. A questo inoltre fece seguito un forte disboscamento voluto dai Borboni, per il commercio del carbone.
Un altro problema dell’agricoltura, così come molti studiosi affermarono nella seconda metà dell’800, era dato dalla mancanza di avvicendamento delle colture, difficilmente si riusciva, dove era già stato piantato del grano, a seminare altro per far si che il terreno non impoverisse. Il vento, che non permetteva la crescita di arbusti, non era un problema invece per i vigneti, che per un buon periodo fiorirono sull’isola e permisero la produzione di vini. Per proteggere le varie coltivazioni allora, oltre ai muri a secco, si piantarono, così come consigliò il professore Lo Re nel 1884 ,i fichi d’india, i cui frutti potevano essere consumati anche d’inverno, grazie al processo dello “scoccolamento”, le pale potevano essere date in pasto ai bovini, e proteggevano le piantagioni. Ma il vero problema dell’agricoltura, così come molti affermarono dopo approfonditi studi in loco, era la mancanza di capitali che non permettevano la modernizzazione dell’agricoltura, che ancora si avvaleva dei braccianti, invece che dei mezzi meccanici come avveniva in altre parti d’Italia.