Le spugne di Lampedusa
LAMPEDUSA
L’Isola di Lampedusa è contraddistinta non solo dalle candide spiagge e dal mare azzurro, ma anche da un organismo vivente che popola i fondali marini, rendendoli unici e particolari ossia le spugne. Quando i primi coloni si installarono a Lampedusa, si mantenevano con la coltivazione delle terre a loro assegnate, qualcuno ovviamente si dedicò anche alla pesca che gli permetteva di mantenere un commercio non indifferente. Il mercato divenne fiorente, però, con la scoperta delle spugne: infatti molti pescatori greci, tunisini si diressero verso le coste lampedusane per commerciare con le spugne. Le prime spugne vennero scoperte, in realtà, da un pescatore di Trapani, Salvatore Augugliaro, il quale dopo avere scoperto un banco a Lampedusa, ne trovò un altro di spugne presso l’isola di Lampione. Tanti uomini che dapprima coltivavano la terra, rivolsero il loro interesse alle sponze, così chiamate in dialetto, e con le loro saccalleva , così chiamate per la loro vela che le contraddistingueva dalle altre barche, solcavano i mari alla ricerca di questo nuovo prodotto del mare.
Il commercio è stato fiorente per almeno cinquant’anni, cioè fin all’avvento della spugna sintetica; tuttavia ancora oggi è possibile trovare uno spugnificio, “Spugnificio Giovannino” che prende le spugne ancora grezze, le lavora e le vende. Il metodo di lavorazione è molto particolare: infatti le spugne vengono raccolte, lasciate a riposo per circa 36 ore, poi vengono riposte dentro dei sacchi e reimmerse in acqua così che possano eliminare tutte le impurità. Una volta asciugate vengono battute e infilate in uno spago così da formare una collana e poter asciugare al sole lampedusano.