Le alacce di Lampedusa
LAMPEDUSA
Le squame del dorso verde intenso, quelle sui fianchi color argento e una striscia color oro che la attraversa lateralmente lungo il corpo, un vero e proprio gioiello del mare: l’alaccia di Lampedusa. L’alaccia, considerata come seconda scelta rispetto alla sardina, da quest’ultima si differenzia per la sua conformazione un po' più robusta e anche più lunga, raggiunge infatti i 30cm di lunghezza; banchi di alacce si trovano in abbondanza lungo il canale di Sicilia. Il loro consumo ebbe inizio quando i primi pescatori nella seconda metà dell’800 cominciarono a solcare il mar Mediterraneo alla ricerca di banchi di spugne, e, poiché le loro uscite duravano diversi mesi, venivano non solo consumate fresche ma anche sottolio così da poter essere conservate per più tempo. La loro pesca, oggi come un tempo, avviene con il cianciolo, una grossa rete di forma rettangolare dentro la quale vengono attirate le alacce grazie alla forte luce che proviene dalle barche: una volta pieno le barche vanno una verso l’altra cosicché la rete viene chiusa come un sacco ed è possibile il recupero del pesce. La pesca dell’alaccia avviene in un periodo che va da maggio a novembre e bisogna che ci sia un mare calmo e che sia presente il plancton, cibo che attira il pesce, che una volta pescato viene subito conservato nel ghiaccio.
A Lampedusa un tempo erano molte le imbarcazioni che si occupavano della pesca dell’alaccia, uscivano all’imbrunire e navigavano tutta la notte alla ricerca del pesce. Oggi invece ne sono rimaste davvero poche sia perché gli isolani sono molto dediti al turismo, fonte molto redditizia negli ultimi anni, sia perché il pescato purtroppo non ripaga il costo del carburante e della manodopera.