Mimì e la piscina di Dio: Domenico Modugno e la sua Lampedusa
Storie Di LAMPEDUSA
“Nel cielo passano le nuvole che vanno verso il mare, sembrano fazzoletti bianchi che salutano il nostro amore” “Dio come ti amo” così cantava nel 1966 Domenico Modugno, che di lì a poco avrebbe “scoperto” Lampedusa, nel 1970, anno in cui scriveva la “Lontananza”. Nella sua villa, seduto a scrutare l’orizzonte e il mare dove sembra che lo scintillio della superficie sia dovuto alle stelle che, dopo avere illuminato la notte, riposano lì dolcemente. Mare che costantemente cambia colore e che a volte si confonde con la volta del cielo, proprio da lì Modugno prendeva ispirazioni per le sue canzoni, vere e proprie opere d’arte, ispirate da un’altra vera e propria arte: Lampedusa.
La villa di Mimì si affaccia sul mare meraviglioso della Spiaggia dei Conigli: entrando nella villa ad accogliere gli ospiti è il suo pianoforte, orientato verso il mare, con cui intratteneva i primi turisti che mettevano piede a Lampedusa negli anni ’70, e che lui accoglieva in casa e a cui suonava e cantava le sue canzoni, poesie. Ogni stanza possiede una finestra che sembra un dipinto, che incornicia uno scorcio mai identico di un panorama paradisiaco. Dalla sua camera da letto si accede ad una terrazza dove lui passava le notti a scrutare silenzioso il cielo e a elaborare le sue meravigliose canzoni che ancora oggi il mondo canta.
Il sogno che condivideva con chi gli stava vicino era quello di morire lì, a Lampedusa “nel blu dipinto di blu”, colore che aveva osservato, amato per parte della sua vita, e che caratterizza un’isola che, così solitaria, è stata creatrice di qualcosa di unico.