U cuntu a Lampedusa

LAMPEDUSA



LampedusaOgni siciliano almeno una volta nella vita ha ascoltato u cuntu, racconto orale che le nonne raccontavano ai nipoti per intrattenerli nelle giornate quando non erano in strada a giocare. Le storie narravano le avventure di Giufà, un ragazzo che combinava solo pasticci, oppure dei cavalieri e delle loro battaglie.
Lampedusa, con il suo passato pieno di storie, avventure e popoli eterogenei che hanno abitato il suo territorio, non poteva non avere il suo cantastorie, Giacomo Sferlazzo, che nel suo piccolo teatro chiamato Porto M racconta, ma soprattutto cunta, le storie e le memorie dell’isola, attraverso la musica e un piccolo palcoscenico, coinvolgendo anche gli abitanti dell’isola.
Con la sua chitarra e la sua voce, è un piacere ascoltare la storia mista a leggenda di Andrea Anfossi, ragazzo ligure catturato dai pirati, che in Lampedusa trovò la sua salvezza, e che grazie alla sua disavventura legò la sua piccola isola del Mediterraneo e alla terra ligure. Il senso del suo canto è un dare voce a tutti coloro che hanno lasciato un segno in questa meravigliosa terra, luogo di passaggio e di salvezza, voce che trova luogo in uno spazio chiamato “Porto M”, dove una semplice consonante ha un significato profondo: M come mare Mediterraneo che viene solcato da centinaia di barconi ogni anno, M come madre accogliente che è Lampedusa e non rinnega mai nessuno, M come memoria che viene rievocata tutte le volte che si guardano gli oggetti perduti dei migranti. E poi M come musica, musica che cunta e unisce i popoli del modo che sono passati da questo piccolo ma immenso luogo.