LAMPEDUSA COLONIA DEL MEDITERRANEO
LAMPEDUSA
A La Coruña in Galizia, Spagna nord occidentale, vi è un monumento dedicato ai migranti che lasciavano il suolo europeo in cerca di fortuna al di là dell’Atlantico, in terra americana. Sulla base di questo monumento vi è incisa una poesia che è un addio, un addio a fiumi, sorgenti, paesi, villaggi e ai parenti, sembra quasi rievocare l’addio ai monti di Lucia Mondella.
Lampedusa al contrario possiede, dal 2008, un monumento creato da Mimmo Paladino che riproduce una porta - la “Porta di Lampedusa - Porta d’Europa” - che, al contrario di quella spagnola che rappresenta un saluto di arrivederci, vuole essere un saluto di benvenuto a coloro i quali, migrando dalle loro terre d’origine, approdano pieni di speranza a Lampedusa, come scalo di speranza, appiglio alla vita, porta per un futuro migliore, che purtroppo a volte non è. I suoi 2,80m di altezza e la sua copertura di ceramica, che si illumina col sole di giorno e con la luna la notte, sono un faro per i migranti che giungono con i barconi dai porti africani, provati dalla fatica e dal dolore. La porta si apre non solo all’accoglienza, ma vuole essere anche, per quei migranti che hanno la fortuna di ritornarvi, un’uscita, una possibile via di ritorno a casa, nel luogo di origine.
“L’isola si mostra a chi la comprende e ama come un luogo di emozioni e di affetti, di solitudini e mare. Un mare nel quale qualcuno soffre, è vero, ma che, anche di fronte alla tragedia, ha un sapore di libertà come quella che vive chiunque si avventuri, da turista, nella scoperta delle sue ricchezze nascoste e del suo fascino. Lampedusa aspra e intatta, paradiso selvaggio, luogo nascosto da svelare – dice Ciavarro -”. “Il silenzio di Lampedusa” Massimo Ciavarro e Gianni Ansaldi